Angela Terzani Staude racconta il
Giappone da lei vissuto insieme al marito
Tiziano Terzani tra il 1985 e il 1990: cinque anni ricchi di riflessioni, descrizioni, avvenimenti. Innanzitutto devo dire che
questo libro mi ha profondamente colpita e per varie ragioni. La prima è che non pensavo che Angela Terzani Staude scrivesse così bene, giuro. Ero un po' reticente sul fatto di leggerlo proprio perchè l'autrice era lei, la moglie di Tiziano Terzani. Mi spiego meglio, io pensavo fosse solo la "moglie di", invece ho scoperto
una scrittrice molto profonda, ma al tempo stesso agile da leggere. Poi questo libro mi ha colpito per il ritratto del Giappone che ne viene reso. Viviamo in un periodo in cui il Giappone è un po' "di moda": zen, tè, arti arziali, kimono, geishe, ikebana, calligrafia e quant'altro. Ci sentiamo un po' tutti deferenti verso questa cultura che è dificile da capire perchè qualcuno ha deciso così e così è. Invece Angela Terzani Staude dà una
rappresentazione del Giappone moderno molto triste, iper-tecnologico, ma dimentico della natura, organizzato in ogni minimo dettaglio, in cui i rapoporti umani non esisitono se non su una scala di gerarchie, in cui non è possibile (perchè non dignitoso) mostrare i propri veri sentimenti, in cui i soldi la fanno da padrone e sono il nuovo imperatore cui si prostrano i giapponesi. C'è da ricordare che questo libro è stato scritto in un momento storico in cui il
Giappone faceva molta paura economicamente parlando, sembrava imbattibile. Angela Terzani Staude sottolinea lo sradicmento dell'essere umano in una società troppo di corsa che pensa solo al denaro, e teme di vedere nel Giappone degli anni 80 il nostro futuro prossimo. Bhè direi che è stata proprio degna di Cassandra.
Da leggere per capire che la società e la cultura giapponese non sono così misteriosi come ce li vogliono far credere, solo sono altro da noi, basta saperli ascoltare.
""Tutta qui la cerimonia del tè? Non ne ho capito il sgnificato mistico", ho detto a Ulli. "Non c'è", mi ha risposto prontamente. "in questa cerimonia si tratta semplicemente di preparare, nle modo più estetico possibile, una tazza di tè per un amico."
L'estetica come paravento per il vuoto che vi si nasconde dietro?
Il samurai, che era maestro nell'arte della spada, si esercitava ugualmente nelle arti del tirassegno, della preparazione del tè e della sistemazione dei fiori. Cercava di eseguire queste arti con la massima maestria per trovare in quelle riposo e distensione. Mi pare che su queste isole frustate dai venti e scosse dai terremoti il bisogno di un attimo di perfezione sia sempre stato grande. Vi si accompagnava, certo, la dolorosa consapevolezza della sua fugacità, come ricorda il fiore di stagione che nella casa da tè non deve mai mancare."
Angela Terzani Staude, "Giorni Giapponesi", Tea.