14 giugno 2011

Notizie da un'isoletta

Bill Bryson parte per un viaggio di 7 settimane in Gran Bretagna, nazione dove vive da ormai vent'anni e che stà per lasciare alla volta degli Stati Uniti, suo Paese natale. E' il suo arrivederci, un addio che parte da Dover e si spinge fino alla località più settentrionale della Scozia. Utilizzando tutti i mezzi disponibili, Bill Bryson cerca di fare un viaggio non solo geografico, ma anche culturale ed antropologico attorno agli inglesi. Peccato che secondo me questo racconto di viaggio non gli riesca poi così bene; infatti nel libro si srotolano tutta una serie di località visitate a volte nell'arco di una sola giornata o di un paio di giorni, molto spazio viene dato al racconto dello spostamento in sè, ma poco alla descrizione del visitato o a riflessioni sul Paese attraversato.

Solo nell'ultimo capitolo Bryson si "sbottona" un po' e compare tutto l'amore che lo scrittore prova per questa isoletta, quasi che tutto il viaggio precendete altro non sia che una catarsi necessaria a lasciare la Gran Bretagna alle spalle per poter guardare avanti.

"Il fatto è che questo paese resta il igliore del mondo per molte cose: imbucare una lettera, andare a fare una passeggiata, guardare la televisione, comprare un libro, uscire a bere qualcosa, visitare un museo, usare una banca, perdersi, chiedere aiuto, o starsene su una collina a godersi il panorama."

Bill Bryson, "Notizie da un'isoletta", Tea.

20 aprile 2010

Giorni Giapponesi

Angela Terzani Staude racconta il Giappone da lei vissuto insieme al marito Tiziano Terzani tra il 1985 e il 1990: cinque anni ricchi di riflessioni, descrizioni, avvenimenti. Innanzitutto devo dire che questo libro mi ha profondamente colpita e per varie ragioni. La prima è che non pensavo che Angela Terzani Staude scrivesse così bene, giuro. Ero un po' reticente sul fatto di leggerlo proprio perchè l'autrice era lei, la moglie di Tiziano Terzani. Mi spiego meglio, io pensavo fosse solo la "moglie di", invece ho scoperto una scrittrice molto profonda, ma al tempo stesso agile da leggere. Poi questo libro mi ha colpito per il ritratto del Giappone che ne viene reso. Viviamo in un periodo in cui il Giappone è un po' "di moda": zen, tè, arti arziali, kimono, geishe, ikebana, calligrafia e quant'altro. Ci sentiamo un po' tutti deferenti verso questa cultura che è dificile da capire perchè qualcuno ha deciso così e così è. Invece Angela Terzani Staude dà una rappresentazione del Giappone moderno molto triste, iper-tecnologico, ma dimentico della natura, organizzato in ogni minimo dettaglio, in cui i rapoporti umani non esisitono se non su una scala di gerarchie, in cui non è possibile (perchè non dignitoso) mostrare i propri veri sentimenti, in cui i soldi la fanno da padrone e sono il nuovo imperatore cui si prostrano i giapponesi. C'è da ricordare che questo libro è stato scritto in un momento storico in cui il Giappone faceva molta paura economicamente parlando, sembrava imbattibile. Angela Terzani Staude sottolinea lo sradicmento dell'essere umano in una società troppo di corsa che pensa solo al denaro, e teme di vedere nel Giappone degli anni 80 il nostro futuro prossimo. Bhè direi che è stata proprio degna di Cassandra.
Da leggere per capire che la società e la cultura giapponese non sono così misteriosi come ce li vogliono far credere, solo sono altro da noi, basta saperli ascoltare.

""Tutta qui la cerimonia del tè? Non ne ho capito il sgnificato mistico", ho detto a Ulli. "Non c'è", mi ha risposto prontamente. "in questa cerimonia si tratta semplicemente di preparare, nle modo più estetico possibile, una tazza di tè per un amico."
L'estetica come paravento per il vuoto che vi si nasconde dietro?
Il samurai, che era maestro nell'arte della spada, si esercitava ugualmente nelle arti del tirassegno, della preparazione del tè e della sistemazione dei fiori. Cercava di eseguire queste arti con la massima maestria per trovare in quelle riposo e distensione. Mi pare che su queste isole frustate dai venti e scosse dai terremoti il bisogno di un attimo di perfezione sia sempre stato grande. Vi si accompagnava, certo, la dolorosa consapevolezza della sua fugacità, come ricorda il fiore di stagione che nella casa da tè non deve mai mancare."
Angela Terzani Staude, "Giorni Giapponesi", Tea.

Interludio - eccomi qua!

Caspita! Un bel po' di assenza dal mio blog! ma sono successe tante cose e il tempo non mi bastava mai...
...però ora sono tornata e con molte nuove letture da proporvi!

5 marzo 2010

Ebano


Non sono mai stata in Africa, nè ho letto molto su questo continente. Ma penso non potessi scegliere inizio migliore: Kapuscinski mi ha aperto gli occhi, mi ha insegnato molte cose e mi ha fatto respirare aria d'Africa. Ho viaggiato con lui a dorso di cammello, di asino, attraversando deserti ed altipiani aridi ed infuocati, ho avuto passaggi su camion sgangerati ed autobus affollati dove a malapena passa un filo d'aria, ho passeggiato ai confini delle città , dove sorgono gli slum; ho attraversato le fasi più cruente della storia d'Africa: colonialismo, colpi di stato, dittature, il dominio dei Signori della guerra e dei loro soldati-bambino; ho avuto la malaria e la tubercolosi, ho dormito con mille insetti striscianti; ho riposato all'ombra di un mango frondoso ascoltando la storia di questo popolo che si trasmette solo oralmente, ed è quindi ormai ammantata dell'aurea del mito; ho letto del diverso modo di rapportarsi degli africani, dell'importanza della collettività, della famiglia, dei legami; ho capito che in Africa il tempo è circolare, lento e non lineare e sfuggente come in Occidente. Ho avuto, insomma, un primo assaggio d'Africa che mi ha invogliato a voler leggere di più , a voler sapere di più. Penso che questo sia uno degli attributi più importanti di un libro scritto bene, ovvero lo spronarti a ricercare più informazioni, a documentarti, a leggere di più! E magari a pensare, un giorno, di partire e visitare forse solo un pezzettino di questo meraviglioso Mondo.


" Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E' u oceano, un pianeta a sè stante, un cosmo vario e ricchissimo. E' solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste."
Ryszard Kapuscinski, "Ebano", Universale Economica Feltrinelli.
Related Posts with Thumbnails

  © Blogger template Brownium by Ourblogtemplates.com 2009

Back to TOP