Ho finito l’altro ieri sera di leggere questo che è
l’ultimo libro di Tiziano Terzani e che consiste in una lunga chiaccherata dello scrittore col figlio Folco. Il tema è la
vita dello stesso giornalista, da quando piccolo e povero viveva a Monticelli, un quartiere di Firenze, e la madre non gli consentiva di giocare a calcio coi compagni trattandolo di fatto come una bimba, alle lauree, alla carriera di giornalista in
Asia, ai viaggi, alla scoperta e all'amore per l'India. Un padre che, al termine della sua vita, la racconta al figlio cercando di trasmettergli cosa ha capito, qual è il significato che pensa di aver afferrato alla fine di questo viaggio. Terzani rievoca la guerra del
Vietnam, la
Cambogia, il periodo vissuto in
Cina e la depressione venutagli durante il soggiorno in
Giappone. La
Thailandia e la decisione di scrivere libri e non essere più legato al numero prestabilito di battute del giornalismo; poi l'
India e la ricerca di qualcosa di diverso, di una diversa concezione della vita, o della morte, che ne chiude il cerchio. Questo libro è un'esortazione ad
essere curiosi del mondo che ci circonda e ad inventare la propria vita giorno per giorno senza lasciarsi condizionare dalla frenesia della quotidianità o dagli stereotipi falsi e superficiali del mondo attuale.
"Una cosa importante che devi capire è che il mio modo di operare è di leggere tanto, leggere tanta storia. Vedrai che la mia biblioteca è piena di libri sull'Indocina e la storia coloniale, perchè era così che mi orientavo.Mi portavo dietro i libri o tornavo a casa e leggevo. Il fatto di oggi lo devi mettere in un contesto o non capisci niente. Per questo prepararsi è importantissimo. Se non capisci la storia non capisci l'oggi. Se fai la cronaca racconti delle balle, racconti quello che vedi al microscopio, quando invece ci vuole il cannochiale."
Tiziano Terzani, "La fine è il mio inizio", Longanesi.
Nessun commento:
Posta un commento