Tiziano Terzani ha vissuto in
Cina dal 1980 al 1984, anno in cui è stato espulso per aver curiosato dove non doveva e aver scritto di ciò che non doveva. La
Cina è stata per Terzani il sogno di un mondo nuovo; per la Cina aveva abbandonato il lavoro all'Olivetti ed era diventato giornalista. Non prima di averne studiato storia, arte, lingua laureandosi in sinologia alla Columbia University. Poter vivere in Cina, sembrava a Terzani la realizzazione di un sogno, ma ben presto il giornalista si rese conto
dell'enorme differenza tra ciò che la propaganda mostrava all'esterno, e ciò che era diventato in realtà questo Paese dalla storia e dalla cultura millenaria.
Ne "La porta proibita" Terzani racconta la sua vita in Cina, una vita dedicata a scoprire ogni angolo di questo Paese, la sua cultura, le sue tradizioni e ciò che è diventato dopo la Rivoluzione del 1949 e il regime comunista. E così scopriamo che gli elenchi dei telefoni sono stati resi pubblici in Cina solo nei primi anni 80; che quasi tutte le meraviglie culturali di Pechino sono state spazzate via per far posto al nuovo (come le Mura che circondavano la capitale, abbattute per costruire un'autostrada), che le unità produttive determinavano in tutto e per tutto la vita delle persone che ne facevano parte. Interessante poi il capitolo sulla scuola cinese scritto da Folco e Saskia, i figli di Terzani, che l'hanno frequentata durante la loro permanenza nel Paese.
Oggi la Cina è la nuova potenza economica che stà sorgendo, ma se dal punto di vista economico ha abbandonato il socialismo per il capitalismo, dal punto di vista politico il controllo sulla popolazione è ancora a regime dittatoriale. Qulache esempio? In Cina non si vede Facebook, nè Youtube, è oscurato Google, nonchè tutti i blog. Addirittura in certe province le linee telefoniche non funzionano. Non parlo delle insurrezioni in Tibet e nello Xinjiang duramente represse e messe letteralmente a tacere. Ed ho detto tutto.
"Oggi non esiste una sola strada che abbia conservato quella modesta eleganza della vecchia Pechino, quella silenziosa bellezza fatta di lunghi muri grigi punteggiati qua e là dal rosso smagliante di un portone, fatta di fronde di alberi tremolanti fra le curve dei tetti sotto i quali gente di infinita forza ha, per secoli e secoli, tentuo in vita una grande civiltà. Non esiste più un solo cortile con quella raffinata atmosfera in cui lo studioso era solito invitare i suoi amici a godersi lo sbocciare dei crisantemi e a passare lanotte scrivendo poesie alla luna. - I templi e i palazzi erno l'aspetto eccezionale di questa città e la loro distruzione è stata un'enorme perdita - dice uno storico cinese, - ma ciò che ha davvero ucciso Pechino è stata la distruzone del quotidiano, della casa su cortile. I vicoli, gli hutong, hanno ora un aspetto miero, sporco, confuso. Le case su cotile, un tempo esempio di quieta armonia, sono dei cadenti, caotici accampamenti, dei meandri di baracche."
Tiziano Terzani, "La Porta Proibita", Tea.
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